I Comuni

la NAZZICATA

09 Dicembre 2024

Bagnata da due mari, il Mar Piccolo ed il Mar Grande, Taranto è una città straordinaria che riesce a stupire anche i turisti più esigenti grazie alla storia plurimillenaria, le molte e pregevoli opere d’arte e la sua ricchissima biodiversità.

 

Il cuore più antico è senza dubbio la Città Vecchia, dove un tempo c’era l’Acropoli di Taranto, unica colonia spartana, fondata 706 anni prima della nascita di Cristo.

 

Appena entrati, su quella che oggi è un’isola si viene accolti dalla mole del Castello Aragonese costruito sui resti di una antica rocca bizantina che secondo la tradizione ha ispirato le vicende del “Conte di Montecristo” e dallo svettare delle colonne doriche di Piazza Castello, testimonianza di uno dei templi dell’antica Taras e soprattutto del più antico della Magna Grecia.

 

Passeggiare lungo via Duomo è una esperienza che va vissuta con il naso all’insù per perdersi nelle decorazioni degli antichi palazzi nobiliari ed il vociare degli abitanti dell’isola. Nel cuore della Città Vecchia la Cattedrale intitolata a San Cataldo, la più antica di Puglia, con il Cappellone dedicato al Santo Patrono: un caleidoscopio di tarsie marmoree, madreperle e pietre preziose che fanno da scenografia per otto statue di Giuseppe Sammartino e per l’affresco di Paolo de Matteis.

 

Proseguendo lungo via Duomo il MuDi (Museo Diocesano) che accanto a statue, tele e paramenti sacri conserva il gioiello artistico più grande del Mondo: un topazio inciso di oltre un chilo e mezzo.

La passeggiata nel centro storico di Taranto non può che concludersi con l’ingresso alla Chiesa di San Domenico Maggiore altissimo esempio di architettura angioina che conserva l’effige sacra della Madonna Addolorata, protagonista della processione pasquale della notte del Giovedì Santo e con l’ingresso a Palazzo Pantaleo, dimora settecentesca perfettamente conservata che ospita il Museo Etnografico.

 

Superato il Canale Navigabile con l’iconico Ponte Girevole, si entra nel borgo Umbertino. D’obbligo, una passeggiata sul lungomare della città impreziosito dalle architetture del ventennio firmate dai più grandi architetti del tempo (Bazzani e Brasini, solo per citarne alcuni), per poi, dopo una sosta nella bella Chiesa del Carmine che conserva le statue che compongono la processione dei Misteri del Venerdì Santo, entrare al MArTa il Museo Archeologico Nazionale di Taranto.

 

Allestito all’interno di antico convento, definito uno dei musei archeologici più importanti del mondo, vanta una ricchissima collezione di gioielli di epoca ellenistica, la tomba dell'atleta, meravigliosi pavimenti a mosaico romani oltre che una tra le raccolte di vasi più ricca al mondo.

 

Taranto sa stupire anche fuori dai circuiti turistici standard: Poco lontana dal centro la Concattedrale, ultima e forse più bella opera di Gio Ponti; un interessante percorso legato alla Street Art (Progetto T.R.U.St.) in continua evoluzione e la “Palude La Vela” nella quale è facile incontrare cavallucci marini, aironi e gli splendidi fenicotteri rosa.

 

 

Da visitare: Castello Aragonese,, Museo Archeologico MArTA, Città Vecchia, il Duomo di San Cataldo, Palazzo Pantaleo, Ponte Girevole, Colonne Doriche, Lungomare , Concattedrale Gran Madre di Dio, Palazzo del Governo, Giardini Peripato.

 

La Settimana Santa a Taranto è un evento imperdibile.  Le celebrazioni della Settimana Santa sono guidate da due confraternite storiche: la Confraternita dell'Addolorata e di San Domenico l’Arciconfraternita del Carmine. Questi sodalizi sono profondamente legati ai riti e alle processioni pasquali, che rappresentano momenti di profonda spiritualità e raccoglimento per tutta la città.

 

I riti processionali iniziano il Giovedì Santo con la processione dell'Addolorata a cura della Confraternita dell’Addolorata: i confratelli, in abiti tradizionali neri e cappucci, accompagnano la statua della Madonna nelle antiche vie di Taranto, mentre le marce funebri creano un'atmosfera mistica.

 

La processione dei Misteri del Venerdì Santo dell’Arciconfraternita del Carmine rappresenta l'apice delle celebrazioni pasquali tarantine. Otto statue settecentesche della Passione di Cristo, trasportate dai caratteristici "perdune", sfilano per 14 ore. Elementi unici di questa tradizione secolare sono le "poste" (bambini in costume angelico) e la "nazzecata", il tipico ondeggiamento ritmico dei portatori.

 

L'antica tradizione si conclude al Carmine sabato all'alba, quando le statue del Cristo Morto e dell'Addolorata rientrano in chiesa, accompagnate dal suono delle “troccole” che sostituiscono le campane nel periodo pasquale tarantino.

 

 

 

 

Giovedì Santo

 

Processione dell’Addolorata

 

Alla mezzanotte tra il Giovedì Santo e il Venerdì Santo, prende il via il suggestivo Pellegrinaggio della B.V. Addolorata, organizzato dalla Confraternita di Maria SS. Addolorata e San Domenico.

 

Il corteo parte dalla Chiesa di San Domenico, situata nella città vecchia, e si dirige verso la città nuova, raggiunta alle prime luci dell’alba. La processione ha una durata complessiva di 14 ore, durante le quali i confratelli indossano l’abito di rito composto da:

 

-Camice bianco con un rosario e una cinta nera.

-Mozzetta nera con il medaglione raffigurante la Vergine Addolorata.

-Cappuccio bianco con fori per gli occhi, cappello nero sulle spalle e una finta corona di spine.

-Scarpe nere e guanti bianchi.

 

La processione è aperta dalla troccola, seguita dai pesari (gli unici bambini ammessi), dalla Croce dei Misteri, dai crociferi, dalle 14 coppie di confratelli in abito di rito, dal trono e, infine, dalla statua dell’Addolorata, portata a spalla da quattro confratelli e sorretta da quattro forcelle in abito scuro.

 

-Data: 18 aprile 2025
-Orario: 00:01
-Luogo: Chiesa S. Domenico Maggiore

 

 

 

 

Venerdì Santo

 

Processione dei Misteri

 

Nel pomeriggio del Venerdì Santo, la Confraternita di Maria SS. del Carmine organizza la Processione dei Misteri, che si snoda nel centro cittadino con una durata complessiva di 15 ore.

 

I confratelli indossano l’abito di rito, composto da:

 

-Camice bianco con una cinta nera e il rosario.

-Scapolare, simbolo distintivo dei devoti della Vergine del Carmine.

-Mozzetta color crema.

-Cappello nero bordato di azzurro calato sulle spalle e cappuccio bianco sul volto.

 

Durante tutta la processione, i confratelli camminano rigorosamente scalzi, seguendo la tipica andatura lenta chiamata nazzicata, accompagnati dalle marce funebri eseguite dalle bande musicali ingaggiate per l’occasione.

 

La processione è aperta dal troccolante, seguito dal gonfalone, dalla Croce dei Misteri, e dai gruppi statuari che rappresentano i momenti della Passione di Cristo:

 

1. Cristo all’orto.

2. Cristo alla Colonna.

3. Ecce Homo.

4. La Cascata.

5. Il Crocifisso.

6. La Sacra Sindone.

7. Gesù morto.

8. L’Addolorata.

Tra le statue si dispongono 24 poste (coppie di confratelli).

 

-Data: 18 aprile 2025
-Orario: 17:00
-Luogo: Chiesa del Carmine

 

 

Venerdì Santo / 18 aprile 2025

• TARANTO / Processione dell’Addolorata / Chiesa S. Domenico Maggiore / ore 0.01

• TARANTO / Processione dei Misteri / Chiesa del Carmine / ore 17.00

 

CONFRATERNITA DELL'ADDOLORATA E SAN DOMENICO

 

La venerabile Confraternita dell'Addolorata e san Domenico trasse le sue origini e le sue tradizioni liturgiche e popolari dapprima dall'Ordine dei Padri Predicatori di san Domenico e successivamente dalla spiritualità dei Servi di Maria. I Padri domenicani insediatisi stabilmente nelle città di Taranto, a partire dal 1315, nella città Vecchia, nell'antica Abbazia di San Pietro Imperiale, tenuta un tempo dai Padri Benedettini, e denominata solo nella seconda metà dell'Ottocento come San Domenico Maggiore, operarono per un lunghissimo arco di tempo, con alterne vicende, ora di splendore, ora di decadenza, sino alla metà del XIX secolo, dopo l'Unità d'Italia. I Padri domenicani, per celebrare il trionfo della cristianità contro il pericolo turco, nella battaglia di Lepanto (7 Ottobre 1571) fondarono due Confraternite laicali: il Nome di Dio ed il Rosario. Pur essendo la spiritualità domenicana pienamente espressa nelle due congreghe, i Padri predicatori, circa un secolo dopo, nel 1670 fondarono una terza Confraternita, San Domenico in Soriano, intitolata al loro Patriarca. La data di fondazione si rileva dal Regio assenso concesso da Ferdinando IV Re delle Due Sicilie, il 24 Aprile 1777. La nuova Confraternita, pur impegnata in dispute ricorrenti con le due precedenti Confraternite, e spesso in conflitto con gli stessi Padri domenicani, iniziò un percorso storico straordinario, coincidente col crescente prestigio dell'Ordine, che ebbe l'onore di ospitare il 30 Aprile del 1758 il Capitolo provinciale dei Padri domenicani.


Contemporaneamente alle vicende della Confraternita, e nello stesso periodo della sua fondazione, si andò diffondendo sempre più la devozione di tipo servitano verso la Vergine Addolorata. Pur non avendo ancora oggi prove certe assestanti un rapporto dei Servi di Maria con la Confraternita di San Domenico, anche per la perdita di documenti d'archivio, smarriti a causa del crollo del tetto della chiesa, la notte di Natale del 1964, si può legittimamente ipotizzare che alcuni Padri servitani furono presenti, provenienti da Manduria, in provincia di Taranto, col compito di predicatori quaresimali, nella città di Taranto e probabilmente in San Domenico, come indirettamente può provare una tavola ad olio, raffigurante la Vergine Addolorata e i 7 Santi fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria, collocata attualmente, dopo un recente restauro, nella cappella dell'Addolorata.

 

Inoltre la devozione verso l'Addolorata ebbe un ulteriore impulso dopo la costruzione della statua della Vergine - attualmente custodita dalla Confraternita - avvenuta nella seconda metà del Seicento, a Napoli, ad opera di autore ignoto contemporaneamente alla costruzione della statua di San Domenico, commissionata dai Padri domenicani. Quest'ultima fu collocata nella nicchia della cappella dedicata a San Domenico, mentre la statua dell'Addolorata fu collocata nella chiesa di San Giovanni Battista (oggi distrutta) eretta di fronte a San Domenico e curata da suore benedettine. La statua dell'Addolorata veniva però portata in forma privata in San Domenico due volte l'anno: in occasione del Venerdì di Passione e della Settimana Santa, e la terza domenica di settembre, per la festa del Trionfo dei Sette Dolori. Quest'ultima ricorrenza era stata creata proprio dai Servi di Maria ed aveva poi ottenuto l'autorizzazione della Santa Sede nel 1668, era stata poi estesa da Filippo V nel 1735 a tutti i territori della Spagna ed infine Pio VII l'aveva estesa a tutta la Chiesa cattolica. La crescente devozione di numerosi fedeli e soprattutto di molti confratelli di San Domenico fu favorita dall'attività del Canonico abate Vincenzo Cosa, Padre Spirituale della Confraternita, il quale introdusse nel 1735, nella cappella che era di San Domenico, la pratica della Devozione ai Sette Dolori. Successivamente la crisi di sussistenza delle suore benedettine ridotte a poche unità tutte anziane e perciò non più in grado di curare le incombenze che il culto comportava, spinse il frate domenicano Vincenzo Cosa, omonimo del precedente canonico, sopraintendente della statua dell'Addolorata e della relativa cassa (oltre che il Padre spirituale della Confraternita di San Domenico) a stipulare il 15 Maggio del 1795 l'Atto di donazione con i confratelli del medesimo sodalizio. È ciò avvenne dopo il 21 Febbraio del 1794, in cui la Real Camera di Santa Chiara aveva inviato il Regio assenso per la Festa della Vergine Addolorata. Solo nel secolo successivo, e precisamente nel 1870, a seguito della Supplica inviata dai confratelli di San Domenico, il 6 Settembre, alla cura Generalizia dei Servi di Maria, per il riconoscimento e la istituzione della confraternita dell'Addolorata da aggregare all'antica Confraternita domenicana, l'Arcivescovo di Taranto Mons. Giuseppe Rotondo, il 17 Dicembre, eresse canonicamente la Confraternita dell'Addolorata aggregandola a quella di San Domenico. Da quella data la Confraternita ebbe la doppia denominazione e adottò le regole statuarie del 1861. In esse, per quanto concerne le norme riguardanti il bilancio relativo alle celebrazioni della Settimana Santa, rimase confermato quanto era stato stabilito da una clausola, inserita dal domenicano Vincenzo Cosa, secondo la quale non si sarebbero dovuto confondere le due casse, quella della cera e delle robbe dell'Addolorata e quella della Confraternita di San Domenico. Le Regole prevedevano infatti la contabilità degli esiti e degli introiti, i primi riguardanti le tasse di iscrizione alla congrega e le mesatelle, i secondi le offerte dei fedeli e dei confratelli dell'Addolorata. Ancora oggi l'Amministrazione della Confraternita, pur essendo cambiate alcune norme statutarie, su disposizione dell'Ordinario diocesano, osserva le antiche disposizioni. Infatti alla cassa dell'Addolorata, i cui incassi provengono soprattutto dalla gara della Domenica delle Palme, sono ascritte tutte le spese riguardanti la manifestazione di Settembre, definita, festa grande e soprattutto le manifestazioni organizzate per la celebrazione del Venerdì di Passione e la processione del Giovedì Santo.

 

 

 

CONFRATERNITA DEL CARMINE

 

Confraternita di Maria SS. del Carmine fu fondata ufficialmente il 10 Agosto del 1675 con un decreto dell'allora Arcivescovo di Taranto Mons. Tommaso F. Sarria O.P. Diversi documenti riportano come data di fondazione del sodalizio il 1577, anno in cui la comunità dei frati Carmelitani si trasferì dalla Chiesa della Madonna della Pace sita sulla discesa del Vasto (abbattuta tra il 1934 e il 1939), alla Chiesa di Santa Maria extra moenia chiamata Chiesa della Misericordia. Nel 1765 la Confraternita riceve in dono le statue di Gesù Morto e dell'Addolorata dalla famiglia Calò. Don Diego Calò, infatti, commissionò a Napoli le due statue in cartapesta e ogni Venerdì Santo venivano portate in processione in forma privata. I suoi discendenti continuarono il pio esercizio sino a quando Francesco Antonio Calò, decise di donare le due statue alla Confraternita del Carmine che, tra tutte le Confraternite invitate dalla stessa famiglia per la Processione del Venerdì Santo, si distingueva per devozione. L'unica richiesta della famiglia Calò fu che i discendenti della stessa dovevano partecipare al corteo religioso reggendo i lacci della bara del Cristo Morto. La Confraternita osservò la richiesta e presumibilmente dopo pochi anni aggiunse altre sei statue che raffigurano i vari momenti della Passione da aggiungere alla Processione primitiva. Il primo statuto della Confraternita - datato 1777 - tracciava la linea morale che i confratelli dovevano seguire in perfetta armonia con gli insegnamenti del Vangelo. Inoltre, riconosceva agli iscritti l'antico privilegio della dritta, ossia la precedenza su tutti gli iscritti delle altre Confraternite della città nel visitare i Sepolcri del Giovedì e del Venerdì Santo. Nel 1806, a causa dell'arrivo a Taranto delle truppe francesi di Napoleone, il Convento dei Carmelitani venne soppresso e fu usato per depositare armi e ospitare le numerose contingenze inviate dall'imperatore francese. La Chiesa fu chiusa al culto e la Confraternita del Carmine trovò ospitalità presso la Confraternita della SS. Trinità sino 1810, anno in cui il sodalizio ritornò nella sua sede originaria. Il 16 marzo del 1875, papa Pio IX, concesse ai Confratelli del Carmine che effettuavano la pia pratica del Pellegrinaggio ai Sepolcri, le stesse indulgenze dei pellegrini che si recavano in visita alle sette Chiese dell’Alma Roma, privilegio rinnovato successivamente da Leone XIII e da S. Pio X. Oggi la Confraternita è regolamentata dallo statuto di tutte le Confraternite dell'Arcidiocesi approvato nel 1998 e possiede circa 1800 iscritti.

 

 

 

A tavola la tradizione gastronomica tarantina è un tesoro che profuma di mare. Regina indiscussa della tavola è la cozza tarantina, celebre in tutto il mondo per il suo sapore unico, dovuto alle acque del Mar Piccolo dove viene allevata. Le trovi preparate in mille modi: crude, gratinate, ripiene, alla marinara o nella tipica "tuppilattura" (cotte in tegame con pomodoro e pepe). Ma la cucina tarantina è molto più di questo. Immagina di passeggiare tra i vicoli della città vecchia, dove il profumo del mare si mescola a quello della focaccia appena sfornata. Qui potrai fermarti in una delle tante trattorie per gustare una zuppa di pesce "alla tarantina"o un polpo alla brace (u purp a la carriola).

 

La cucina di Taranto è proprio questo: sapori autentici, ricette tramandate di generazione in generazione e tanto, tanto amore per il mare.

 

 

Info Comune

Comune di Taranto

T +39 099 458 1111

 


Polizia Municipale

T +39 099 732 3204

 

Infopoint Turistico

Piazza Castello, 4 (all'interno della Galleria Comunale del Castello Aragonese)

T +39 334 284 4098

info.taranto@viaggiareinpuglia.it

 


www.comune.taranto.it