Viale della Chiesetta rurale Madonna degli Angeli
ore 16.00
A circa 1 km dal centro abitato. Saranno presenti oltre al Sindaco di Monte Sant'Angelo, dott. Andrea Ciliberti, S.E. Rev, ma Mons. Michele Castoro, Arcivescovo di MAnfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e l'artista Giuseppe Ricucci.
La sera del Giovedì Santo, dopo l’esposizione solenne dell’Eucaristia, il popolo montanaro, seguendo un ben preciso itinerario che si snoda nelle strette stradine del centro storico, visita le chiese dove viene approntato il luogo della reposizione un tempo chiamato impropriamente “sepolcro”. In quell’unica circostanza annuale quelle vie si animano di gente di ogni età che si ferma in tutte le chiese aperte a pregare. Per l’occasione chi abita in quelle zone si fa un punto d’onore ripulire di candida calce le facciate e lasciare, attraverso le vetrate d’ingresso e le luci accese, ben visibile la casa con la “coperta ricca” sul letto matrimoniale. Nella chiesa di San Benedetto vengono preparati ancora gli “odori” con la frutta messa lentamente a bollire in vino bianco ed è un’atmosfera veramente unica quella che si avverte e che coinvolge completamente tutti i sensi oltre che l’olfatto. Si ricorda così, di anno in anno, l’antichissima tradizione che fa riferimento agli aromi con i quali fu imbalsamato il corpo del Crocifisso e che oggi più liturgicamente viene indicata anche come il “profumo dell’Eucaristia”. A tarda notte si tiene, poi, poi una lunga meditazione che rievoca passo passo l’agonia del Cristo nell’orto degli ulivi prima della cattura.
Prof. Ernesto Scarabino
L’indomani, di buon mattino, sempre nella chiesa di San Benedetto, si canta il cosiddetto “Mattutino delle Tenebre” consistente in tre Notturni seguiti dalle Lodi: una secolare funzione pre-conciliare in Latino che affonda le sue radici nelle tradizioni monastiche delle abbazie benedettine e che richiama cultori ed estimatori anche da luoghi lontani. Vengono cantati dodici salmi non nel classico gregoriano, ma in antiche melodie locali, tramandate di generazione in generazione fra gli organisti locali eseguite con la tecnica della “prima e seconda voce” e, specialmente, le commoventi e dolcissime Lamentazioni del profeta Geremia, affidate a vari solisti ed accompagnate dall’organo a canne del settecento perfettamente funzionante. Al termine i confratelli si prostrano a terra mentre echeggiano le note del Miserere dopo il quale, allo spegnersi di una candela che simboleggia la morte del Redentore, tutti producono un cupo rumore percuotendo i banchi della chiesa, aiutati anche dal suono gracchiante delle “bàttole” (che da noi chiamano “tròzzele”) come per riprodurre lo sconvolgimento della natura alla morte del Redentore. L’intera mattinata è occupata dall’avvenimento che è molto apprezzato sia dal punto di vista religioso che culturale.
All’imbrunire, dalla chiesa di S. Francesco d’Assisi, sede della Confraternita della Morte, esce la statua del Cristo Morto seguita da un’ imponente folla. La lunghissima processione comprende alcune statue dei misteri, il calvario, le confraternite con i caratteristici cappucci sul volto (che da noi si chiamano “pappalùsce”), le donne vestite in nero che recano i simboli della passione. Dai balconi e sulle soglie delle abitazioni è tutto un occhieggiare di lumini rossi che segnano il percorso lungo il quale la devozione popolare allestisce suggestivi altarini per le 14 stazioni della via Crucis. Davanti a ciascuno ci si ferma per una breve meditazione intervallata da preghiere e dal suono delle marce funebri eseguite dalla banda musicale. Contemporaneamente da San Benedetto muove la statua dell’Addolorata, L’incontro con il Figlio avviene in un’atmosfera irreale di silenzio e commozione nella parte alta del paese, dopo di che la processione prosegue per i quartieri nuovi e rientra in San Francesco a tarda sera mentre tutta la notte del Venerdì Santo di Monte Sant’angelo continua a risplendere dei lumini lasciati accesi fino alla loro totale consunzione.
Il lunedì di Pasqua (chiamato anche “dell’Angelo”), poi, la popolazione si reca ad una chiesetta a tre chilometri dalla città, in un luogo solitario ed incantevole dove si venera la Madonna degli Angeli. La tradizione vuole che in quel posto sia apparsa la Vergine a San Francesco D’Assisi mentre ritornava nella sua terra dopo la storica visita al Santuario di S. Michele dove, sentendosi indegno di accedere, rimase in lunga preghiera sulla soglia.
Prof. Ernesto Scarabino