La Settimana Santa a Canosa inizia dal Venerdì di Passione con la devozione alla Madonna Addolorata e la partecipazione al suo dolore di madre, sono molto sentite a Canosa di Puglia, dove hanno luogo un Settenario in preparazione al Venerdì di Passione, dalla Chiesa della Passione parte nel pomeriggio del Venerdì la Processione dell’Addolorata, in momento d’intensa commozione assale quando appare e sosta qualche minuto, prima di intraprendere il cammino processionale, la statua della Vergine Addolorata coperta da un lungo e sottile tulle nero. Per tutto il percorso migliaia di donne vestite di nero in segno di devozione, precedono e seguono il venerato simulacro recitando preghiere e intonando il Miserere.
La Domenica delle Palme , tutti i canosini di buon ora nelle chiese vengono portati i rami degli ulivi, recisi di recente dai contadini durante l’operazione della potatura.
Tutti i ramoscelli di ulivo o delle palme vengono benedetti nei pressi dell’ingresso delle chiese di Canosa, i rami d’ulivo vengono utilizzati all’inizio del banchetto pasquale per la benedizione della tavola, fatta dal capo famiglia.
Il Giovedì Santo alla fine della celebrazione della Messa di “ Coena Domini “ un altare più importante viene addobbato per l’esposizione del Corpo di Gesù in un’urna all’adorazioni dei fedeli, nel giovedì sera hanno inizio i famosi “ Sepolcri “ ma comunemente detti “ Repositori “ , dove i fedeli fanno sette chiese più importanti.
Accanto agli altari addobbati con drappi, con tanti fiori e lumini , dove si possono vedere dei vasi con i germogli del grano, che sono il simbolo della ricchezza della terra benedetta da Dio e ricordano un po’ i riti pagani in onore della Dea Cenere, fatti dagli agricoltori per propiziarsi dei buoni raccolti.
Il Venerdì Santo dopo una mattinata di preghiere , in questo giorno si ricorda il Cristo, Morto in Croce, nella funzione della Sacra Esaltazione della Santa Croce.
Nella serata del Venerdì Santo dalla Chiesa della Madonna del Carmelo in piazza umberto I, partono la processione dei Misteri, con antiche statue lignee , che rappresentano la Prima Statua Gesù nell’Orto degli Ulivi, nella Seconda Statua Gesù alla Colonna, nella Terza Statua Gesù porta croce, nella Quarta Statua La Veronica, nella Quinta Statua il Calvario.
Anticamente le cinque Statue della Passione di Cristo erano in cartapesta rifatte nel 1920 durante il commissariamento di Don Francesco Tessa che sostituiscono quelle più antiche commissionate nel 1860, le cinque Statue della Passione di Cristo erano gestite dalla Confraternita di Maria Santissima Dei Raccomandati, che durante le Celebrazioni del Venerdì Santo nella mattinata , in tale modo la congrega intendeva Solennizzare la visita “ ai Sepolcri “ visitavano le sette chiese, ove erano le Urne del SS. Sacramento.
La Processione si muoveva dalla cappella di Sant’Anna , Sede dell’omonima confraternita che girava per Via Oberdan, per raggiungere la Seconda Chiesa Stazionale (Chiesa della Passione), dove lasciavano appoggiate alle sedie le Statue, dove le immagini dei Misteri che venivano venerati dalla gente, dove proseguivano salendo per via Matteotti, la Terza Chiesa (Oratorio di San Biagio), proseguivano per Via Gramsci fino a raggiungere alla Chiesa del Carmine ove visitavano il “Sepolcro”
Realizzato dai confratelli dell SS. Sacramento, dove restavano in attesa di aggregarsi con il secondo gruppo con le seguenti Statue, del Cristo Morto, e dell’Addolorata, con la reliquia della Santa Croce, che giravano nelle vie del borgo dei SS. Quaranta Martiri, fino a discendere a valle, dove giravano per Corso Garibaldi, Via Flavio Gioia, ed arrivati alla Chiesa di San Sabino, si dividevano i cortei, il primo gruppo guidato dai confratelli di S. Maria dei Raccomandati dove rientravano alla sede, mentre il secondo gruppo proseguiva per rientrare alla Chiesa del Monte Carmelo.
In questi anni i due gruppi di Statue, sono state riunite nella Chiesa del Carmine, ed restaurate , ed ogni Venerdì Santo nelle ore serali le antiche statue partono per il lungo percorso processionale con tante luci delle fiaccole e dell’incenso che brucia dai turiboli che vengono fatti pendolare davanti alla Sacra Reliquia del Legno Santo, e che alla fine della processione con il grande baldacchino, dove viene esposto l’ostensorio con teca d’argento con pezzo del legno della Santa Croce, che ogni anno alla fine della processione i Canosini venerano con il bacio il Legno della Croce di Cristo.
Nel mattina del Sabato Santo anticamente veniva organizzata dalla giovane Confraternita della Madonna del Rosario che aveva sede nell’Antica Chiesa di San Francesco d’Assisi , che organizzava nella prime ore del mattino la Processione della Desolata, che anticamente la Statua della Vergine con abito e mantello in stoffa ed adagiata la Madonna Desolata vicino alla Croce, con un Angelo consolatore .
Questa confraternita del Rosario, dopo il bombardamento del Novembre 1950, che distrusse le due Chiese di San Biagio e San Francesco d’Assisi, e che vengono dopo ricostruite, in una sola Chiesa dei Santi Francesco e Baigio, anche la Statua della Desolata viene rifatta nel 1953 da artisti leccesi a cura del benefattore e devoto Giuseppe D’Elia , in quel periodo era Parroco Padre Stefano Besozzi.
La Processione della Desolata che vivamente attesa di anno in anno e che nel Sabato Santo muove dalla Chiesa dei Santi Francesco e Biagio, questa antica processione che vede percorre con numerosi bambini vestiti da angioletti con i segni della Passione di Cristo : le Corone di spine, le funi, gli scudisci, le canne, i vari quadri raffiguranti le stazioni della via crucis, il calice, i dadi, dopo i bambini ed angioletti procede la statua affiancata da pali con fiori, ed seguita da centinaio di ragazze vestite in nero ed coperte dal volto con un fazzoletto nero, che urlano un canto una versione particolare dello Stabat Mater di Jacopone da Todi , l’Inno della Desolata con Musica di Antonio
Lotti (sec. XVIII) ed fu musicato per banda dal clarinettista Domenico Jannuzzi di Canosa di Puglia.
Questo inno veramente suggestivo perché accompagna da note musicali che penetrano profondamente nei cuori e suscitano vibranti emozioni, un grande desiderio di pianto che si placa solo con la contemplazione del dolore della Vergine Desolata.
Il mistero della Passione di Gesù e del dolore di Maria è uno degli eventi evangelici che si sono maggiormente radicati e diffusi nella devozione popolare, dando luogo a particolari esercizi di pietà e ad una memoria liturgica che ha interessato sia la Chiesa d’Oriente che quella di Occidente.
Lo straziante dolore della Madre che sembra cullare, come quando era bambino, il corpo sanguinante del Figlio appena deposto dalla croce è diventato, nell’immaginario collettivo, il prototipo di una universale materna sofferenza che non ha confini spaziali o temporali.
Nella semplificazione del materno dolore di Maria, che non solo si scioglie nel pianto ma si amplifica nella gestualità , nella raffigurazione della Madonna che cerca il Figlio Gesù sulla via del Calvario, dove lo segue fino al luogo della sua crocifissione, e dove assiste impotente e disperata alla sua morte, piangendo, parlandogli e consolando, e in fine lo prende in braccio per la sua deposizione dalla croce, la Vergine Maria lo unge , lo fascia per sepoltura.
Il culto dell’Addolorata a Canosa di Puglia, che trova la sua espressione più pregnante e drammatica proprio nella figura della Desolata , è incentrato proprio su questo aspetto: ne fanno fede sia l’iconografia del sacro rito.
La Processione della Desolata che è sempre preceduta da bambine vestite da angeli che recano in mano gli strumenti della passione ed è seguita da un centinaio di ragazze vestite di nero, con il volto coperto da uno spesso velo, quasi a celare la loro identità che si esalta in un dolore comune e universale, che si tengono per mano ,
“unite a catena” cantando lo Stabat Mater e l’Inno della Desolata ma soprattutto piangendo e urlando.
Sono donne del pianto mediterraneo memoria, sorelle in pectore della madre in lutto, evocare dal passato per aiutare la Vergine ad elaborare il suo cordoglio, nel loro pianto il dolore di ogni madre terrena si unisce al dolore della Madre Divina.
Nella Madre Desolata elabora il suo lutto nella muta gestualità di “stare” ai piedi della croce, ma il pianto si leva alto, nei canti che accompagnano il suo incedere e nelle grida di dolore delle cento donne che ne condividono e ne partecipano al cordoglio.
Nella Processione della Desolata il pianto delle donne da voce al plastico dolore del simulacro della vergine in questo pathos attraverso queste manifestazioni della pietà popolare, sono i residui di paganesimo e di superstizione e che sono, al contrario il segno di un diverso ma non per questo, meno significativo ed approccio al sacro.
testi a cura di Orazio Lovino