Il Racconto - Settimana Santa in Puglia 2024 - Pasqua in Puglia
Il Racconto - Settimana Santa in Puglia 2024 - Pasqua in Puglia

Il Racconto

 

Una dimensione fortemente teatrale e scenica rimane ancora assai evidente in alcune manifestazioni paraliturgiche che scandiscono la Quaresima e la Settimana Santa in Puglia. Si pensi alle numerose processioni “dell’incontro” che hanno luogo in molti centri della regione e nella Capitanata in particolare. A S. Severo le due processioni della Madonna e del Cristo flagellato seguono percorsi diversi sino a sfiorarsi, alle prime luci dell’alba del Venerdì Santo, nella piazza principale: la Vergine riconosce il Figlio ma non può abbracciarlo perché la grande croce del crocifero scalzo viene issata per impedire l’incontro sottolineando l’ineluttabilità del disegno divino ed esasperando il pathos degli astanti emotivamente provati dalla drammaticità della scena.

A BISCEGLIE il contatto avviene e proprio davanti al monumento della Passione eretto nella piazza principale. La vergine Maria, il volto giovane e bellissimo incorniciato nella capigliatura vera donata da una giovanetta, si china delicatamente sino a sfiorare con le labbra la fronte martoriata del Figlio ricurvo sotto il peso di una pesante croce: è il momento del “bacio” che pare durare un’eternità mentre urla di dolore si mischiano all’applauso commosso delle migliaia di fedeli che assistono alla scena. Le processioni drammatiche prevedono spesso anche la comparsa di personaggi viventi.Accade anche a Roseto Valfortore dove tutta la sequenza della passione e morte viene rievocata lungo le strade e le piazzette del piccolo centro subappenninco. Si fa ricorso a varie statue del Cristo e della Vergine e personaggi viventi (la Veronica, l’angelo confortatore, i giudei, i soldati romani a piedi o a cavallo, Simone di Cirene, ed altri) che “entrano” ed “escono” dalla rappresentazione in momenti e punti prestabiliti e secondo un copione non scritto ma affidato alla memoria collettiva. La processione si conclude con l’uscita della Madonna addolorata che precede la bara del Figlio morto attorniato da bambini di pochi anni in abiti angelici.

All’altro capo della Puglia, a Martano, la processione con le statue del Cristo morto e dell’Addolorata è preceduta da “quadri” viventi a cominciare da quello che rievoca l’ingresso di Gesù in Gerusalemme. Un alto numero di figuranti partecipa anche alla solenne processione del Venerdì Santo a MAGLIE, chiusa dalle statue del Cristo spirato e della Madonna in gramaglie venerata nel santuario dell’Addolorata. Una sostanziale continuità nei gesti, nei simboli, nei luoghi, nelle forme rituali caratterizza le celebrazioni della Settima Santa brindisina. Sono sempre le confraternite ad organizzare e animare tutti gli appuntamenti paraliturgici: settenari, tridui, incontri di preghiera e di penitenza, pellegrinaggi in preparazione dei momenti clou costituiti dalla visita ai “sepolcri” e dalle solenni processioni. Anche in questi centri le confraternite sotto il titolo della Madonna del Carmine, peraltro assai diffuse, svolgono un ruolo protagonista. Spetta soprattutto ad esse, come avviene nel leccese e nel tarantino, l’antichissimo ed esclusivo privilegio, sancito solennemente nelle statuti confraternali e spesso sentenziato nelle contese presso i tribunali civili ed ecclesiastici, il pellegrinaggio e la‘“veglia” ai “sepolcri”. I confratelli con tipico cappello a falde larghe, “pazienza” marrone o nera su cui è ricamata la scritta DECOR CARMELI, cappuccio calato sul volto, rosario al cinto, bordone nella mano, scalzi, procedono a passo lentissimo in coppia e in assoluto silenzio, tra la folla muta e rispettosa che fa ala, alla volta delle chiese per venerare il Sacramento riposto nell’urna. Il passo è lentissimo ed esasperante: la “nazzicata” con omero contro omero. L’incontro tra coppie di penitenti da luogo al saluto rituale fatto di inchini e gesti detto a Manduria “salamlicc”. Sono detti “pappamusci”, “bubli bubli”, “perdoni”, “mai”. Assai suggestivi i riti a FRANCAVILLA FONTANA: dalla processione dell’Addolorata il Venerdì precedente la Domenica delle Palme, detto di Passione; alla visita dei “sepolcri” che i confratelli incappucciati praticano a coppie e, collegialmente, al seguito della “propria” Addolorata; alla processione serale dei Misteri cui partecipano i numerosi pappamusci cu li trai, penitenti incappucciati e scalzi che si trascinano sotto il peso enormi croci realizzate con travi grezze da carpentiere (li trai).

Accenti fortemente penitenziali conserva ancora la “processione delle catene” che ha luogo a TROIA: cinque devoti dal viso coperto si portano in adorazione del “sepolcro” caricati da una pesante croce e soprattutto strisciando i piedi nudi alle cui caviglie sono stati assicurati catene e ferraglie il cui rumore sul selciato aumenta fortemente la suggestione del rito. I via crauci di NOICATTARO e Triggiano, vestiti di sacco nero e con corona di spine sulla testa, seguono a piedi scalzi i simboli sacri recando sulle spalle pesanti croci; alle caviglie recano la catena della “disciplina” con cui sino a qualche decennio addietro si fustigavano durante i riti. Strumenti di mortificazioni e “discipline” sono ostentati anche nelle processioni di Gioia del Colle e di Valenzano. Aspetti marcatamente spettacolari e insieme penitenziali mantengono le processioni che hanno luogo a TARANTO assurte ormai a emblema della ritualità pasquale della Puglia. L’accentuata competizione che si manifesta nelle combattute aste della Domenica delle Palme per l’aggiudicazione dei simboli e delle statue, si ricompone nelle due processioni che “bloccano” per un giorno e mezzo la città dei due mari. La prima processione ha luogo a partire dalla mezzanotte del Giovedì Santo quando dalla ripida scalinata barocca della chiesa di S. Domenico, nella città vecchia, scende la statua dell’Addolorata con il cuore trafitto nella mano.
La processione dei Misteri si snoda al pomeriggio del Venerdì Santo dalla chiesa del Carmine e si conclude all’alba del Sabato Santo. Tra le statue coppie di “perdoni” procedono a passo lentissimo richiamando antichissime manifestazioni rituali del cordoglio di matrice medioevale: la parossistica “nazzecata” - assai simile all’”annaccata” dei riti pasquali siciliani - costituisce infatti una sorta di sospensione temporale e la manifestazione del lutto attraverso il rallentamento motorio e gestuale esprime il cordoglio corale per la morte dell’Uomo-Dio. Il “passo di lutto” è esasperato dalle scansioni ritmiche e stridule del crepitacolo di legno con battenti in ferro (previsto dall’antico Rituale Romano) e dalle laceranti melodie funebri che costituiscono la vera e propria colonna sonora della passione pugliese. Caratteriste analoghe ha la processione di Mottola che muove dalla chiesa del Carmine all’alba del Sabato Santo per concludersi nel primissimo pomeriggio: alle antiche e belle statue del Maccagnani si sono aggiunte recentemente quelle della Pietà e degli angeli che recano i simboli del martirio.

La presenza degli incappucciati scalzi nelle processioni di Mottola, TARANTO, ANDRIA, TRANI, TROIA, Triggiano, NOICATTARO e di numerosi altri centri pugliesi, sebbene richiami una lontana cultura della colpa e i comportamenti penitenziali di accentuata automortificazione di cui furono protagonisti i movimenti duecenteschi dei Flagellanti o dei Disciplinati, esprime in realtà una diversa cultura religiosa, di origine controriformata.

Attualmente esclude, come invece avviene ancora in altre realtà (Nocera Terinese o Guardia Sanframondi), la ritualità del sangue un tempo presente e praticata anche nelle nostre aree. Ovunque diffuse sono le processioni dei Misteri che assumono grande solennità e alla quale partecipano, le autorità civili con i propri simboli spesso listati a lutto a significare la contrizioni di tutta la comunità.
La processione dei Misteri richiama nel lemma richiama l’arcaico termine medioevale che designava appunto le sacre messe in scena della vita di Cristo, della Vergine e dei santi, nelle chiese, sui sagrati o negli oratori confraternali per edificazione del popolo.

Davvero imponente per numero di simulacri è la processione dei Misteri che ha luogo al mattino del Venerdì Santi a Valenzano, cittadina alle porte di Bari: è composta da circa quaranta gruppi statuari di proprietà privati, alcuni anche di notevoli dimensioni, riproducenti scene complesse dell’itinerario doloroso e della morte di Cristo. La processione si conclude nella piazza principale con la “predica grande” e l’affidamento, nelle braccia dell’Addolorata, del Cristo crocifisso.
Elementi barocchi e penitenziali caratterizzano i riti nel barese a cominciare dalla processione dei Misteri del capoluogo organizzata ad anni alterni –per l’accentuata concorrenza delle confraternite che spesso sfociava in disordini cui pose fine con proprio decreto l’arcivescovo Clary nel 1825- da gruppi di devoti afferenti alle chiese di S.Gregorio e della Vallisa. Assai suggestiva la processione del Venerdì Santo a BITONTO: aperta dalle rappresentanze delle varie confraternite cittadine vede sfilare nelle strade appena rischiarate da bracieri, la statua del Cristo morto nella spagnolesca “naca” (culla) intagliata e dorata, l’Addolorata emergente da una selva di candele accese, la copia seicentesca della S.Sindone, il trofeo floreale a forma di tempietto con la preziosa croce d’argento contenente il Santo Legno.

A MOLFETTA il ruolo dei singoli sodalizi ruota intorno alle istituzioni confraternali di più antica fondazione: la Confraternita della Morte, o del “sacco nero”, e quella di Santo Stefano, o del “sacco rosso”. La prima organizza le processioni dell’Addolorata (il Venerdì di Passione) e quella della Pietà (il Sabato Santo); la seconda l’antichissima processione dei Misteri che comprende cinque statue, le più belle che sia dato di vedere in Puglia, rivestite da prezioso estofado de oro, opera di affermato artista napoletano del primo Seicento. Tra le processioni dell’Addolorata ricordiamo quelle di Canosa il Venerdì di Passione e quella detta della Desolata il Sabato Santo: in quest’ultima la statua della Madonna, raffigurata seduta ai piedi della croce e confortata da un angelo, è seguita da centinaia di ragazze vestite di nero e con viso coperto che procedendo a “catena” intonano, urlando, l’Inno alla Desolata richiamante lo strazio della Madre per l’ingiusta morte del Figlio. Il canto dei confratelli accompagna le varie statue della Madonna che al mattino del Venerdì Santo, ognuna per proprio conto, e la sera dello stesso giorno tutte insieme, girano per le vie di Vico del Gargano. Unica nel panorama cerimoniale la processione del Venerdì Santo a S. MARCO IN LAMIS: la Madonna in gramaglie viene accompagnata per le vie da enormi coni di legna infuocata, le fracchie, che illuminano sinistramente tutto il percorso avvolgendo nei bagliori delle vampe e nell’odore acre del fumo fedeli, turisti e curiosi richiamati dal singolare evento che trasforma la cittadina garganica in una sorta di girone dantesco. Spesso insigni reliquie della Passione conferiscono maggiore sacralità alle processioni: a BITONTO, RUVO DI PUGLIA, Mola, Rutigliano, Terlizzi, MOLFETTA, TRANI, Trinitapoli numerose stauroteche rese preziose da metalli nobili e gemme, vengono esposte alla venerazione pubblica e sfilano portate dal clero e scortate da carabinieri in alta uniforme. Cospicuo il frammento del Santo Legno di Barletta, racchiuso in una preziosa croce binata: per antichissima tradizione si ritiene portata direttamente da Gerusalemme.
A Giovinazzo sfilano, collocate in trofeo floreale e tra fumi di incenso, due Sante Spine. Particolarmente venerata la Santa Spina di ANDRIA che in particolari ricorrenze rinnova il miracolo dell’arrossamento del sangue.
Con autentico sentimento religioso, ma senza trascurare anche la valenza di richiamo turistico, in molte città si tengono sacre rappresentazioni con figuranti in costume. Alcune riescono particolarmente suggestive perché allestite nei centri antichi (RUVO DI PUGLIA, CORATO, CONVERSANO) o in contesti paesaggistici e naturali di particolare bellezza. A Ginosa la sacra rappresentazione nella famosa “gravina” che nella sua aspra situazione ambientale, ricca di anfratti, lame, grotte, vegetazione mediterranea, richiama vagamente suggestioni mediorientali. Testi arcaici tramandati oralmente hanno i canti di Passione dell’area salentina: un Vangelo dei poveri che si affida ai testi ma anche ai gesti e alla mimica per rendersi facilmente comprensibili.
Nei paesi ellenofoni della GRECÌA SALENTINA è sempre più raro assistere al canto rituale I passiùna tu Cristù in lingua grìca, che narra delle sofferenze patite da Cristo e della sofferenza della Madonna: i cantori, muniti di grande ramo ornato di nastri, fiori di campo e immagini sacre, girano per le aie e le vie delle comunità per cantare le 66 strofe chiuse dalla richiesta di ricompensa ai vari spettatori.

 

Dott. Francesco Di Palo
Autore di studi e ricerche
su arte e storia socio-religiosa in Puglia

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